Celebrata dai Paesi dell’Europa del Sud, tra cui la Francia, come una vittoria per l’Europa, il Piano di rilancio concordato in luglio 2020 a Bruxelles, integra tuttavia dei compromessi con i Paesi oppositori alla moltiplicazione della spesa pubblica senza garanzie. La domanda da porsi è: da dove ripartire per reinventare un modello di competitività europea?
I 27 Paesi membri dell’Unione Europea, hanno stappato, in data 21 luglio 2020, un accordo qualificato come “storico”, su di un piano massivo di 750 miliardi di euro per rilanciare l’economia dell’UE, dopo la crisi del coronavirus, basato sul budget 2021-2027 di più di 1.074 miliardi di euro. Tra chi lo accoglie come un “piano Marshall” europeo, e chi più nettamente, con le parole del Ministro francese dell’Economia, delle Finanze e del Rilancio, Bruno Le Maire, il quale parla di un piano: “più solidale, più verde, e più franco-tedesco”.
Il Piano di rilancio dell’Unione Europea pari a 750 miliardi di euro (tutti i prezzi sono indicati a prezzi costanti 2018, salvo indicazione contraria), sarà finanziato tramite un prestito realizzato dalla Commissione europea, in nome del blocco dei Paesi membri, come dispositivo inedito. Questo potere accordato all’esecutivo europeo, è limitato “in taglia ed in durata”. Il rimborso dovrà essere effettuato da qui al 2058, al più tardi.
Criteri per ottenere le sovvenzioni europee
Sulle cifre precedentemente dette, 390 miliardi di euro saranno redistribuiti agli Stati membri, via delle sovvenzioni, e 360 miliardi di euro attraverso dei prestiti (rimborsabili, dunque). Il cuore del fondo del rilancio è destinato al finanziamento dei programmi di riforma e d’investimento, preparati dagli Stati membri (312,5 miliardi di sovvenzioni). Il 70% delle sovvenzioni previste per questi programmi nazionali di rilancio saranno assegnati tra il 2021 ed il 2022, secondo dei criteri di “resistenza” (popolazione, tasso di disoccupazione degli ultimi 5 anni, specialmente). Il 30% restante, sarà assegnato nel 2023, prendendo in conto la perdita del PIL nell’anno 2020-2021, conseguenza diretta della crisi del coronavirus. Il resto del fondo di rilancio europeo è dedicato a diversi programmi gestiti dall’UE, come la ricerca (5 miliardi), lo sviluppo rurale (7,5 miliardi), od il Fondo di transizione (10 miliardi), consacrato al sostegno alle regioni più in ritardo nella transizione energetica.
Garanzie
I programmi nazionali di rilancio saranno valutati dalla Commissione, poi validati a maggioranza qualificata dei 27 (55% dei Paesi membri e 65% della popolazione). È stato tuttavia introdotto un “freno d’urgenza”. Questo dispositivo, permette ad uno o più Stati membri, che considerano gli obiettivi fissati in questi programmi di riforme non attinenti, di domandare che il dossier sia studiato durante un summit europeo. Le conclusioni sottolineano “l’importanza della protezione degli interessi finanziari” dell’UE, e del “rispetto dello Stato di diritto”. Sarà dunque introdotto un “regime di condizionalità”. “In questo contesto, la Commissione proporrà delle misure in caso di violazione”, che saranno adottate a maggioranza qualificata.
Delle condizioni per il clima
Le spese dell’UE dovranno essere in linea con l’Accordo sul clima di Parigi. Il blocco dei Paesi membri si fissa come obiettivo di consacrare il 30% delle spese alla lotta contro il cambiamento climatico. Il budget pluriannuale, come il fondo di rilancio, dovranno conformarsi all’obiettivo di neutralità climatica del 2050 ed agli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra del 2030. In totale, quindi, un budget di 1.074 miliardi di euro previsto. Questo budget prevede una “riserva” speciale di 5 miliardi di euro per aiutare i Paesi ed i settori più colpiti dal Brexit. Esso include anche delle misure di flessibilità per la politica di coesione (sostegno alle regioni meno sviluppate), e la politica agricola comune (PAC), affinché gli Stati possano aggiungere al finanziamento di queste due politiche storiche dell’UE. La politica di coesione è dotata di 330,2 miliardi di euro e la PAC di 336,4 miliardi di euro (258,6 miliardi di euro per i pagamenti diretti e 77,8 miliardi di euro per lo sviluppo rurale). Le due politiche sono completate da alcuni sovvenzionamenti in seno al piano di rilancio.
La Francia, è soddisfatta per aver messo “in sicurezza” il budget per la politica agricola comune (PAC).
È inoltre prevista una nuova tassa sulla plastica non riciclata per aiutare il rimborso dei prestiti del piano del rilancio. Data prevista: inizio 2021. Inoltre, la Commissione europea è incaricata a presentare una proposizione per un “meccanismo carbone d’aggiustamento alle frontiere” (che rincarerebbe i prodotti importati fabbricati secondo un procedimento altamente inquinante), così come per una tassa per i giganti del digitale, da introdurre al massimo inizio 2023. È richiesto alla Commissione, di riflettere ad una nuova riforma del mercato del carbone, senza data precisa.
Gli sconti per i Paesi più rigorosi
Malgrado, l’insistenza di numerose capitali, tra cui Parigi, gli sconti, accordati ai Paesi che giudicano la loro contribuzione al budget proporzionato in confronto di ciò che ricevono, sono mantenuti e rialzati. Tra i beneficiari di queste correzioni: i quattro Paesi “frugali”, che sono stati i più intransigenti sulla creazione del fondo di rilancio. Gli sconti sulla loro contribuzione totale al prossimo budget dell’UE (2021-2027) ammonta a 337 milioni di euro (prezzi costanti 2020), per la Danimarca, ovvero un innalzamento del 91%, a ciò che era stato previsto prima del vertice europeo, 1,92 miliardi di euro per i Paesi Bassi (+22%), 565 milioni di euro per l’Austria (+138%), e 1,07 miliardi di euro per la Svezia (+34%). Lo sconto accordato alla Germania, di 3,67 miliardi di euro, non si è sviluppato con la normale negoziazione. E quindi, il modello di competitività europea dovrà basarsi sul rispetto delle regole, trasparenza degli investimenti e ruolo centrale delle Istituzioni Europee che avranno il diritto ed il dovere di verificare il giusto andamento degli investimenti ottenuti ed effettuati grazie al Piano di rilancio europeo e smussare quelle situazioni di privilegio, che dovrebbero fermarsi allo zelo dei risultati.
