Dopo il faro di Courdouan, la prima rappresentante “della villeggiatura di Riviera”, integra la lista dei siti straordinari.
L’Unesco mantiene la Francia sotto mira. Dopo il faro di Courdouan, la città di Nizza ha ottenuto martedì la sua classificazione nella lista del Patrimonio mondiale dell’Unesco. Riunito in Cina quest’estate, l’organizzazione delle Nazioni unite è stata sensibile, sembrerebbe, al progetto mettendo in avanti la storia ed il patrimonio della città, legati allo sviluppo del turismo.
Fino all’alba del XIX secolo, Nizza era una città borgata, del Regno di Piemonte-Sardegna, inquadrato da una collina dal castello distrutto e la riviera del Paglione. I racconti di viaggio dello scrittore scozzese Tobias Smollett, pubblicati all’incirca verso il 1766, danno al luogo una certa notorietà, attirando il pubblico inglese. Una città nuova si è allora sviluppata, per diventare una vera “capitale d’inverno”, per ricchi oziosi, persone che vivono di rendite ed aristocratici, prima del 1850, dove si pianificarono parchi e passeggiate per approfittare dell’aria aperta. Degli spazi esotici, come palme ed aranci, popolano i terreni circostanti.
Prima rappresentante di questa “villeggiatura di Riviera”, Nizza accoglie fine XIX°-inizio XX° secolo, circa 150.000 residenti d’inverno, provenienti dal Regno Unito, dalla Russia, dalla Germania, dall’Austria-Ungheria, ed inoltre da tutta Europa e d’America. Ne risulta un superbo patrimonio architetturale ancora visibile al giorno d’oggi, con hotel, città ed immobili destinati alla locazione. La nuova lapide di questa iscrizione riguarda il sindaco di Nizza, Christian Estrosi, che ha deciso la demolizione nel 2022, del palazzo Acropolis e del teatro nazionale di Nizza, per creare un parco imboschito in centro città. Una scelta contestata dai difensori del patrimonio architetturale. La città si è lanciata, peraltro, nella corsa per essere capitale europea della cultura nel 2028, dopo un primo fallimento nel 2013. Bon courage.
