Il saldo annuale del commercio estero della merce francese si stabilisce a -65,2 miliardi di euro; è il deficit peggiore dal 2012; inoltre il saldo mensile del commercio estero della merce francese si stabilisce a -3,392 miliardi di euro.
Nel 2020, le esportazioni francesi si contraggono (abbassamento del 15,9%, dopo il 3,5% di crescita nel 2019), in un contesto di crisi sanitaria dovuta dal Covid-19. Le importazioni sono anch’esse diminuite, ma in una maniera leggermente meno evidente (ribasso del 13,0%, dopo il 2,2% di crescita nel 2019). Il deficit commerciale, si deteriora così di 7,3 miliardi di euro, e si stabilisce a 62,5 miliardi di euro, dopo il risultato di 57,9 miliardi di euro nel 2019. Si tratta del deficit più elevato dal 2012.
Il saldo manifatturiero si deteriora di 22,3 miliardi di euro, perseguendo in maniera accelerata la degradazione tendenziale osservata da due decenni. Quest’annata si caratterizza di una diminuzione generalizzata delle esportazioni che sorpassa il ribasso degli acquisti all’estero, in particolare nel settore dell’aeronautico e automobilistico. Le importazioni di maschere di protezione pesano nettamente (5,9 miliardi di euro). Solo gli acquisti e le vendite di prodotti farmaceutici restano dinamici.
L’abbassamento, dei prezzi del petrolio e la diminuzione dell’attività in linea con le misure restrittive globali, riducono il deficit energetico di 19,0 miliardi di euro (25,7 miliardi di euro nel 2020, dopo 44,8 miliardi di euro). L’eccedente agricolo diminuisce leggermente, di 0,4 miliardi di euro.
Saldo commerciale della Francia in beni
Nel 2020, il saldo commerciale della Francia si deteriora, dopo un miglioramento nel 2019, anno in cui aveva ritrovato un livello prossimo al saldo medio degli ultimi 10 anni (2010-2019). Il saldo si stabilisce a – 65,2 miliardi di euro, dopo il valore di 57,9 miliardi nel 2019. Quest’evoluzione corrisponde ad un abbassamento delle importazioni (- 13,0% nel 2020, dopo un + 2,2% nel 2019), meno marcata del dato delle esportazioni (- 15,9% nel 2020, dopo un + 3,5 nel 2019). Compreso il materiale militare ed estimazione dei dati di soglia, il saldo commerciale si stabilisce a – 82,0 miliardi di euro nel 2020, un poco inferiore rispetto al 2018. Si deteriora di 4,7 miliardi di euro rispetto al 2019, ma resta al di sopra del saldo commerciale del 2011 (- 91,7 miliardi di euro) e del 2012 (- 84,7 miliardi di euro).
Nello specifico, il saldo manifatturiero (escluso il materiale militare e le estimazioni dei dati di soglia) è in netto abbassamento (- 22,3 miliardi di euro rispetto all’annata precedente). Si stabilisce a – 57,5 miliardi di euro, superando così il più basso livello atteso nel 2018, a seguito della forte degradazione tra il 2014 ed il 2017. In misura più piccola, l’eccedente agricolo diminuisce leggermente (di 0,4 miliardi di euro), e si stabilisce a 1,4 miliardi di euro nel 2020, lontano dal record del 2011 (4,8 miliardi di euro). Dall’altra parte, il deficit energetico si riduce fortemente, passando da 44,8 miliardi di euro nel 2019, a 25,7 miliardi di euro nel 2020 (ovvero un miglioramento di 19,0 miliardi di euro). Ciò si spiega dalla flessione dei prezzi del petrolio ed in misura ridotta, per la diminuzione della quantità.
L’insieme di questi deterioramenti è sostenuto dagli scambi con i Paesi terzi: il deficit si accentua con l’Asia di 9,6 miliardi rispetto al 2019, di cui 6,6 miliardi con la Cina, e l’eccedente con l’America si riduce di 5,4 miliardi rispetto al 2019. Al contrario, il saldo migliora con le altre zone dei Paesi terzi, nello specifico con l’Europa, fuori UE. La riduzione dell’eccedente con il Regno Unito è tracciata dal deterioramento del saldo degli articoli di bigiotteria, di gioielleria e del settore dei veicoli da trasporto. Il deficit con l’UE è stabile, a circa 45 miliardi di euro. Risultati mediocri dunque, ma c’è chi ben spera. Per gli economisti del credito assicurativo, il 2021 sarà l’anno del balzo delle esportazioni francesi. La domanda rivolta alla Francia dovrebbe crescere di 59 miliardi di euro nel 2021 rispetto al 2020, ciò che permetterebbe di compensare il 45% circa del mancato guadagno subito nel 2020, a causa della crisi pandemica.
