La Francia ha presentato martedì il suo piano nazionale di rilancio, che trasmetterà mercoledì a Bruxelles, piano che dettaglia come la Francia intenderà utilizzare i 40 miliardi di euro di sovvenzione dell’UE e le riforme incoraggiate per incollarsi al foglio di rotta europea.
Dei 100 miliardi di euro del piano di rilancio francese, Parigi può pretendere di farsi finanziare 40 miliardi di euro da Bruxelles. Di questo montante, più della metà corrisponde a delle spese in favore della transizione ecologica, di cui il piano di 5,8 miliardi per la rinnovazione energica, 6,5 miliardi per infrastrutture di trasporti e di mobilità verde, o ancora 5,1 miliardi dedite allo sviluppo delle energie e tecnologie verdi.
Transizione numerica
Un quarto della spesa dovrà andare alla digitalizzazione dell’economia, con ad esempio 2,4 miliardi di investimento per sviluppare la sovranità tecnologica della Francia, o 2,9 miliardi per la digitalizzazione della formazione e gli investimenti nelle competenze digitali. La Francia si situa così tra i paletti dei criteri fissati da Bruxelles, che fissava almeno il 37% della spesa per la transizione ecologica, ed il 20% per la transizione digitale. Il piano europeo aveva fissato anche come priorità gli sforzi in materia di coesione sociale, di educazione e di efficacia istituzionale. Parigi destina così 7,7 miliardi di euro di spesa in favore della ricerca, del sistema della sanità e della coesione territoriale.
Le riforme poste in avanti dalla Francia
Al di là degli investimenti, gli Stati membri dovevano rifornire il loro piano nazionale di una parte dedicata alle riforme. La Francia doveva specialmente dimostrare la sua intenzione di condurre delle riforme strutturali, già reclamate da molto tempo da parte di Bruxelles. Nel suo piano, il governo ha ripreso una buona parte delle riforme adottate dal 2017: la politica sull’alloggio, la legge sul clima o ancora la legge di semplificazione dell’azione pubblica e della vita delle imprese.
“Un po’ una lista alla Prévert”, ha puntualizzato il presidente della commissione delle Finanze all’Assemblea nazionale, Eric Woerth, durante un’audizione del ministro dell’Economia, Bruno Le Maire, e del suo ministro delegato dei Conti pubblici, Olivier Dussopt. Due grandi future riforme sono inoltre largamente sviluppate nel documento francese.
Innanzitutto, la criticata riforma dell’assicurazione-disoccupazione, di cui l’entrata in vigore è stata sospesa durante la crisi, ed è oramai prevista in luglio. L’esecutivo vuole anche rivedere la gestione delle sue finanze pubbliche, come preconizzato in un recente rapporto ordinato da Matignon, con l’obiettivo di “rivenire ad una politica budgettaria prudente”.
“Noi abbiamo bisogno di mettere in piazza un quadro pluriannuale, con una regola di spesa”, ha difeso il ministro delle Finanze Bruno Le Maire, durante una conferenza stampa con il suo omologo tedesco, Olaf Scholz. Delle misure legislative sono previste in questo senso, già da quest’anno.
Problematica pensioni
Il soggetto è sensibile. Come in Italia se ne parla, ma la sensazione è che in Francia non si voglia usare il Recovery Fund per la riforma delle pensioni. Questo progetto di riforma, in Francia, incominciato prima della crisi, aveva disposto alcune professioni per strada durante lunghe settimane, fine 2019. Il documento trasmesso a Bruxelles ricorda la determinazione del governo “a condurre una riforma ambiziosa del sistema delle pensioni”, come richiesto da lunga data da parte delle istituzioni europee.
“Noi non abbiamo bisogno di alcuna raccomandazione, né da parte di uno Stato europeo, né da parte della Commissione, per essere coscienti della necessità di fare una riforma delle pensioni in Francia”, ha difeso M. Le Maire. Ma, “la riforma delle pensioni non figura, in senso tecnico del termine, in questo appuntamento di riforme che noi abbiamo indicato ai nostri partner europei”, ha di seguito precisato Bruno Le Maire, durante la sua audizione davanti le commissioni delle Finanze e degli Affari europei dell’Assemblea nazionale. Il governo non fornisce, d’altronde, un calendario preciso, limitandosi a precisare che il dialogo sociale intorno a questo progetto dovrà essere rilanciato “appena il miglioramento della situazione sanitaria ed economica lo permetterà”.
